Non ho dubbi che quei campioni di atletica leggera, nel cantare divertiti e danzanti quel coro anti Juve inspiegabilmente partito dagli altoparlanti dello stadio di Chorzow, fossero guidati da uno spirito esclusivamente goliardico e amichevole. Nessuna impressione, per quanto mi riguarda. E forse la questione sta esattamente lì: ci siamo abituati, tutti. Non mi riferisco all’ormai ben nota ossessione di tanti disperati che sui social e nei bar vivono il calcio come odio per una squadra (sempre quella) ben più che come supporto per la propria.
Juve sotto scacco con motivazioni surreali
Quelli che se per le plusvalenze, dopo 20 anni di tolleranza assoluta verso chiunque, la Juve resta sei mesi sotto scacco e resta senza Champions con motivazioni surreali, restano con la bava alla bocca con quei «vergognatevi, avete patteggiato». Magari dopo dieci patteggiamenti ben più compromettenti della propria squadra negli anni passati, finiti però curiosamente in basso a pagina 23. E neanche ai soliti noti con tesserino che, dopo averci raccontato il calcio per decenni sulle tv principali, hanno poi tolto la maschera alimentando quotidianamente un velenoso e pericoloso odio “ad squadram”. Non serve toccare il fondo arrivando a pensare a loro.
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